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Villa Solare

Location:

S. Stefano al Mare, Italy

Year:

2020 - in progress

Client:

Private

Budget:

825.000 €

Contract:

Preliminary, Final, Executive and Works Management

Info:

350 mq

L’obiettivo dell’intervento in progetto è quello di riqualificare un lotto urbano posto in corrispondenza dell’accesso alla spiaggia ed alla nuova “passeggiata mare” di Santo Stefano al Mare.

Il progetto prevede la demolizione e ricostruzione di un volume residenziale e la ridefinizione volumetrica di un magazzino che si trova in adiacenza alla spiaggia ricalcandone le rispettive posizioni al fine di non alterare l’immagine complessiva del sito e l’originario assetto del territorio a cui appartiene.

Dal punto di vista geometrico, entrambi i volumi in progetto sono semplici e derivanti dalle forme originarie dei manufatti esistenti. Volumi che dialogano con semplicità con quelli della tradizione perché liberi da pretenziosi elementi decorativi, estranei all’architettura del piccolo centro urbano. Un semplice gioco di pieni e vuoti, luci ed ombre che sfrutta il consolidato e tradizionale sviluppo verticale delle bucature.

L’obiettivo di ricucire i due volumi vuole cercare una certa continuità con il costruito della città consolidata. È caratterizzato da un isolato compatto che, originatosi nel centro storico di Riva Ligure, si interrompe improvvisamente proprio in corrispondenza della via di accesso all’area di progetto, dove le costruzioni appaiono oggi episodi isolati.

L’intento di dare più forza alla direttrice che conduce verso il mare ha portato alla realizzazione di una quinta compatta che, connettendo i due volumi in progetto, segna con forza la direzione che conduce alla spiaggia e da unitarietà all’intero prospetto sulla via rendendolo architettonicamente connesso al resto dell’abitato. La forza della direttrice data dalla quinta è sottolineata da un secondo livello: il terrazzo lineare sopra il marcapiano, che corre proprio lungo il confine e connette il primo piano della residenza alla copertura piana del piccolo volume.

Va detto che intervenire in questo contesto è oltremodo delicato perché, come spesso accade, i vincoli di carattere normativo, sebbene volti ad evitare che vadano perdute quelle testimonianze dell’assetto preesistente connotanti la qualità urbana, sono stati spesso tradotti in modo descrittivo più che qualitativo. Ciò ha causato delle significative limitazioni alla possibilità di mettere in atto interventi di recupero e altresì compromesso l’immagine del territorio. Ogni tentativo di riproposizione esatta o ideale di modelli storici, quando è stato realizzato, non solo si è rilevato un fallimento formale ma, letto nel senso più amplio del termine, ha provocato una paradossale perdita culturale ed identitaria.

“Nulla è immobile nell’universo, compreso l’universo stesso. Quel che ci appare tale è soltanto l’esito temporaneo di una storia meno veloce. Persino la luce, alla cui velocità leghiamo il valore di una costante che consideriamo assolutamente immutabile, ha, per aver registrato la traccia della sua nascita, una storia”. (A. Schiavone, “Storia e destino”, Einaudi ed.)

Quello che si propone il progetto è infatti una rilettura critica e contemporanea degli elementi morfologici urbani e delle caratteristiche materiali che compongono l’architettura di questo piccolo borgo: i cortili interni nell’isolato, la continuità edilizia esterna, i colori e le caratteristiche dei materiali, gli elementi architettonici di facciata come il marcapiano o i riquadri dipinti di bianco intorno alle finestre. Ogni elemento viene acquisito e rielaborato con rilettura critica, mettendolo a sistema in una visione d’insieme che rilegge per risolvere, non per contrastare, il delicato equilibrio tra antico e moderno, al fine di ottenere un’immagine in grado di inserirsi con discrezione nel contesto urbano, evitando l’impiego di materiali o colori che avrebbero appesantito l’immagine del costruito e l’impaginato dei prospetti.

Il coronamento dell’edificio posto a nord è costituito perciò da una copertura a padiglione con manto in tegole in cotto, di fatto identico a quello attuale, con l’intento di rispettare i medesimi caratteri e materiali generalmente diffusi nel contesto urbano.

Il cortile che si trova all’interno della cortina viene infine sistemato a giardino con la piantumazione di essenze e alberature tipiche della riviera ligure, generando un elemento di contatto con l’area verde del parco pubblico.